Lettera del DS alla comunità scolastica

Care tutte e cari tutti, 

ho avuto modo di osservare i vostri figli e i nostri studenti in questi colorati, convulsi e confusi giorni prenatalizi. Ho visto e sentito e percepito tante cose (e chissà quante non sono riuscito a vederle…): attese trepidanti, sorrisi aperti alle promesse della vita, sguardi rivolti verso il remoto Polo Nord, gioie improvvise come lampi eppure profonde come oceani, pause di stanchezza, piccoli momenti di inquantificabile felicità; ma anche fugaci malinconie, pungenti tristezze, bisogni di solitudine, indecifrabili noie. I corridoi e le aule, cari genitori e cari insegnanti, alle volte mi appaiono come libri, e i vostri figli e studenti come parole, immagini, tracce, simboli che li popolano, li rendono vivi e pulsanti, potenzialmente infiniti, pieni di passato e presente e colmi di un futuro che sembra a tratti scompaginarli tutti. In questi giorni in cui inevitabilmente gli spazi della scuola, quando tacciono, sembrano pieni di un tempo e di un anno che sta per terminare e portano quindi con sé la quieta tristezza di tutto ciò che finisce, ho avuto la fortuna di sentire tutto questo: l’entusiasta, incantata, dirompente vita degli alunni, dai più piccoli ai più grandi. È un farmaco, credetemi: un farmaco alla nostra, alle volte disincantata, età adulta. Auguro a voi genitori per il tempo un po’ più lento e in parte sospeso che ci aspetta, da qui al 31, di vivere gli stessi istanti non quantificabili che ho avuto io in questi ultimi giorni: istanti per riempirvi dello stupore dei vostri figli, della loro capacità di trasformare il mondo con i loro semplici sguardi. Nel mio piccolo credo che sia non dico il senso, ché ognuno ha il proprio, ma perlomeno uno dei significati più profondi di questo tempo natalizio e finale, almeno per noi “grandi”: custodire, per l’appunto, la loro meraviglia. Quelle volte che nel mio lavoro sento di riuscire a farlo provo, ve lo confesso, una sensazione inebriante, che è sia quella di un papà, sia quella di un preside: una sensazione di infrangibilità. Essere una casa robusta e infrangibile per loro: non è forse quello che tutti noi cerchiamo di essere ogni giorno? Sto cercando di conservare, in questi giorni, un po’ di meraviglia tra le mura di questa grande casa che è la scuola; come voi certamente state riuscendo a fare tra le vostre mura domestiche. 

Questo auguro a tutti gli uomini e a tutte le donne della nostra comunità: che questa meraviglia resti con voi e non se ne vada, e potenzi la gioia, allevi i dolori, rompa le corazze, apra i sorrisi, prenda per mano le solitudini, che vi renda sempre più forti e accesi. E questo auguro, naturalmente, a tutti i lavoratori e le lavoratrici della scuola: agli insegnanti, alle amministrative, ai collaboratori, al DSGA e a tutti coloro che quotidianamente lavorano per tenere insieme, far funzionare, sostenere la nostra comunità. A loro va il mio ringraziamento per aver reso questi miei primi mesi di lavoro e di vita qui all’Artemisia Gentileschi un viaggio di scoperta in una terra allo stesso tempo sconosciuta e da sempre familiare. Grazie, grazie, ancora grazie.

Che queste Feste siano per tutti e tutte Voi un Tempo d’abbraccio infinito.

Io, a mia volta, vi mando il mio, sebbene piccolo e finito.

 

Fabio Baccelliere, DS dell'IC "Artemisia Gentileschi"

Pubblicato il 17-12-2025